English Italiano Espanol Francais Russian Mandarin

Un esercizio di lettura

Il seguente articolo è tratto da "il manifesto"- un quotidiano italiano - del 18 febbraio 2003 www.ilmanifesto.it
Prova a leggerlo e a spiegare il significato delle espressioni segnate in blu. Secondo te, a che cosa allude il titolo?

 

LA UE: ULTIMA VIENE LA GUERRA
Faticoso compromesso europeo per il «disarmo pacifico» dell'Iraq. Berlusconi: «Le manifestazioni aiutano Saddam»

Alberto D'Argenzio
Bruxelles

Come sono arrivati così se ne vanno, divisi. In mezzo un accordo senza rischi tra i 15, un'intesa mari e monti con cui l'Unione europea riappiccica formalmente i suoi cocci e sostanzialmente rispedisce all'Onu la faccenda Saddam. In questo lavoro di composizione i 15 hanno un colpo di coda
«Vogliamo raggiungerlo (il disarmo dell'Iraq, ndr) pacificamente. E' chiaramente ciò che la popolazione europea vuole». Ce ne sono voluti milioni, ma per una volta i leader europei non hanno fatto orecchie da mercante e sono riusciti ad ascoltare il clamore assordante della piazza. Tutti a parte Berlusconi, è lui l'unico a rimanere in tutto e per tutto con il Bush pensiero, «le manifestazioni non rafforzano la pace, anzi fanno il gioco di Saddam». E così se l'Europa dice per l'ennesima volta che Saddam si trova di fronte all'ultima opportunità per disarmarsi, che «Baghdad non può avere illusioni» è anche vero che per la prima volta dice di volerci provare senza guerra, e questo grazie alla piazza. Anche Romano Prodi ricordava nella Conferenza stampa finale «le milioni di voci scese in piazza questo week end per dire no alla guerra», un sentimento di cui «non possiamo non tenere conto». L'Unione va finalmente a traino dei migliori istinti dei suoi cittadini, ma purtroppo l'idillio dura pochissimo. «La guerra non è inevitabile» ma non viene nemmeno interdetta, proprio come chiedeva Londra. «La forza deve essere utilizzata come ultima opzione», recita il paragrafo seguente. Due righe che ci danno il polso di questa Europa: un po' di qua ed un po' di là. Un po' con la Francia, il Belgio e la Germania ed un po' con il Regno unito, la Spagna, l'Italia, ma anche il Portogallo, la Danimarca e l'Olanda. Una ricerca dell'equilibrio impossibile che si ripete in tutto il documento. Con la piazza e la pace ma anche con Bush e le «relazioni transatlantiche», «dobbiamo lavorare specialmente con gli Stati uniti». «Supporto agli ispettori», scrivono poi i 15, ma «le ispezioni non possono continuare all'infinito in assenza di una cooperazione piena dell'Iraq». E per riportare gli ispettori è servita la «fermezza della comunità internazionale» sia sotto forma «della risoluzione 1.441» che come «pressione militare». Due «fattori che rimarranno essenziali se vogliamo raggiungere quella piena cooperazione che cerchiamo». Per fortuna Schroeder riusciva a togliere il paragrafo che diceva che «il tempo per l'Iraq sta per concludersi». In conclusione i 15 ampliano il cerchio: non solo Iraq ma anche conflitto israelo-palestinese. L'Unione esprime la necessità di «rinvigorire il processo di pace» e di «implementare il ruolino di marcia del Quartetto». Ma questa è la via britannica di una guerra in Iraq per risolvere il problema mediorientale o quella belga che vede in Sharon «criminale» il problema da rimuovere? Medio Oriente ed attenzione al cittadino rimangono le uniche novità di questo documento. Dal 27 gennaio scorso, data dell'ultima posizione comune, poco di più.

 

In sostanza l'Europa va avanti come sempre, unendo e diluendo i contrari, in questo caso i testi di Francia e Gran Bretagna. Rimangono due certezze: tocca a Saddam disarmare e solo al Consiglio di sicurezza dell'Onu gestire «l'ordine internazionale». Il gioco finisce qui. Non c'è la definizione e nemmeno la ricerca di una posizione comune tra i membri europei che siedono nello stesso Consiglio di sicurezza che deve decidere, non c'è in sostanza l'impegno a gestire la crisi con una linea politica autonoma. I capi di stato e di governo, compressi tra il rischio di condannare la fragile creatura comunitaria a una crisi senza precedenti, si sono affidati all'istinto di sopravvivenza. «E' una crisi terminata» diceva Chirac. Piuttosto è una crisi rimandata viste le molteplici letture che si possono dare al documento. Anche ieri, dopo una mattinata persa dai ministri degli esteri in offese ed accuse (durissime quelle del belga Louis Michel alla «Gang degli 8», rea di aver spaccato l'Europa), sono emerse brutalmente le differenze di sensibilità sull'Iraq. Straw vuole una seconda risoluzione e Chirac gli rispondeva picche. Avanti così, divisi. La cancellazione dell'espressione «il tempo si sta rapidamente esaurendo», ha detto Schroeder, è stata decisa su insistenza tedesca: «Non era accettabile per noi», ha spiegato ai giornalisti, nel commentare il documento sull'Iraq approvato dai Quindici. Schroeder ha comunque soggiunto: «Noi non abbiamo mai escluso che la guerra potesse costituire l'ultima risorsa».